Nonsolomamma

difendersi

In un guizzo momentaneo ho scaricato gratuitamente l’estratto di un libro e ho cominciato a leggerlo. Finito l’estratto sono diventata sordida e ho pensato che era immorale comprare un altro romanzo avendone almeno cinque arretrati da leggere sul comodino. Così l’ho mollato lì. Una libraia francese, ma non parigina, organizza un laboratorio di scrittura epistolare a cui partecipano cinque persone, molto diverse l’una dall’altra. Cinque naufraghi, all’apparenza, che devono scriversi lettere che la libraia leggerà, correggerà e rielaborerà. Immagino che sia un espediente narrativo per far uscire questi cinque personaggi storti. L’estratto è finito e io sono rimasta appesa.
Però nel primo incontro la libraia fa a tutti una domanda a cui i partecipanti devono rispondere, tipo alcolisti anonimi. Una bella domanda. “Da cosa ti devi difendere?”
Da cosa ci difendiamo? Probabilmente ognuno dal suo mostro. Mi sono chiesta quale fosse il mio, di mostro. Ci è voluto pochissimo. Io mi devo difendere da me stessa. Dal mio senso di inadeguatezza, dal terrore di dare fastidio al prossimo, dalla sindrome dell’impostore, dall’horror vacui, dal delirio di rovina. Tutti gioiellini autoprodotti. Modestamente, il mio mostro sono io.
E siccome poche cose sono appassionanti quanto i personali mostri, voi, da cosa vi difendete?

PS Il libro, o meglio, l’estratto, era Le lettere di Esther, di Cécile Pivot. Però mica lo so se merita una lettura oltre la gratuità.

16 pensieri riguardo “difendersi

  1. Cara claudia, come fai a essere così brava che dai sempre le parole giuste ai miei pensieri? Anche io mi difendo dal mostro me stessa che ha le stesse caratteristiche del tuo…e che fatica. A volte vorrei tanto un mostro esterno

  2. Mi hai fatto riflettere. Mi sa che Anche io sono il peggior nemico di me stessa. soprattutto per la mia tendenza, a volte nemmeno richiesta, di farmi carico di tutto e di tutti, di non delegare mai, e di non chiedere mai aiuto. La motivazione? Mille paranoie sul farcela da sola , non disturbare, non lamentarsi, non pesare sugli altri….ma in fondo in fondo lo so che c’è l’idea (e non lo ammetterò nemmeno sotto tortura) che le cose le faccio comunque meglio io….una fatica!!!!!!

  3. Ho dato la stessa risposta alla stessa domanda posta su FB in una statistica lanciata da un amico: sono io che mi impongo incastri, ritmi e impegni. Ma nel 2023 mi sono imposta di rallentare. ma solo dopo un paio di cose che devo fare entro marzo aprile:)

  4. una considerazione : possibile che rispondano solo donne?
    forse che noi maschi non dobbiamo difendersi da niente e da nessuno?
    Delle due l’una: o non leggono questo blog oppure sono tutti dei presuntuosi.
    Io ho imparato a difendermi solo adesso alle soglie dei 70 dall’ansia e dal senso di inadeguatezza. Serve pazienza e un pizzico di autoironia.
    Possiamo farcela coraggio!

  5. Cara Elasti mi difendo da molte delle cose da cui ti difendi tu.
    Chi sa denudarsi come sai fare tu, ha un punto di forza nell’intelligenza emotiva e un limite nel perfezionismo inconscio. Sai muoverti dentro il potere seducente delle parole, legato alla riflessione e alla leggerezza, sguazzi nella perplessità e nei dubbi e ammetti di bazzicare l’inadeguatezza che provoca dolore e disagio sublimi e poi…….. neanche il grande mago Silente, può batterti nella recensione di libri e film.

  6. dalla mia severità, dal pretendere sempre di più e dal non sapermi accontentare, dalla paura di fare qualcosa di sbagliato e di avere io addosso qualcosa di sbagliato

  7. Ho capito a 50 anni passati che già in giovane età mi dovevo difendere dall’autosabotaggio professionale…non ce l’ho fatta, ho cercato di tenere tutto sotto controllo (lavoro famiglia affetti bisogni) e ora mi sento una persona mediocre.

  8. Da me stessa naturalmente, dal mio perenne senso di inadeguatezza, dal bisogno di avere sempre l’approvazione altrui, dalla paura di sbagliare e che gli altri si accorgano che ho sbagliato.

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