Nonsolomamma

strano

strano camminare tra i cocci e trovare frantumi ovunque: sotto il cuscino, dentro il cassetto delle posate, tra le pagine del calendario, in una scarpa.
strano avere sempre sonno, come se dormire potesse lavare via tutto.
strano svegliarsi intrappolati in una bolla.
strano scordarsi le parole, le cose da fare, le persone intorno.
strano dover far spazio a un niente torbido e vischioso.
strano essere per un attimo sereni e pensare che forse, piano piano, da quella bolla, da questo sonno, da quel niente si può uscire e tornare a guardare fuori.
strano cadere di nuovo in quella voragine, come se qualcuno avesse schiacciato un interruttore senza avvisare.
strano vedere i nonni con i nipoti e provare rabbia e sentirsi brutti e cattivi.
strano ricordare un’espressione, una parola, una canzone, un cappello, un maglione, una risata, un sms e annaspare.
strano far finta di nulla, per non dare fastidio.
strano dire: “grazie, sì, è stato molto brutto, è molto difficile. sì, i bambini mi aiutano molto” e non riconoscere la propria voce.
strano cercare di evitare i luoghi che accendono la memoria e inciamparci continuamente, forse non per sbaglio.
strano trovare una fotografia in un posto improbabile e fermarsi incantati a guardarla, strano scorgere una traccia e seguirla proprio malgrado, strano struggersi e pensare che in fondo fa un gran bene.
strano passare dal giorno alla notte senza che le lancette dell’orologio si muovano.
strano avere voglia di normalità, di routine, di appigli saldi a cui aggrapparsi per non essere travolti dai pensieri bui.
strano consolarsi perché in fin dei conti poteva andare peggio di così e avere voglia di abbattere pollyanna con un fucile a pompa.
strano, dopo tutte queste stranezze, dire tra sé e sé: “adesso gli telefono e gli racconto quello che mi sta succedendo” e per un secondo crederci davvero.
strano guardare per ore un numero di cellulare memorizzato sulla rubrica, un indirizzo di posta elettronica, un profilo di facebook.
strano ritrovarsi la sera a mangiare zucchine e ricordarsi che lui, nonno A, che poi sarebbe il papà di elastigirl, diceva sempre: “le zucchine sono una verdura senz’anima. perché mai dobbiamo mangiarle?”.
strano ritrovarsi a sorridere a una verdura, per giunta senza l’anima.

165 pensieri riguardo “strano

  1. Vi ho letto… e quando si affronta questo argomento mi riesce difficile non diventare un po’ cinica e cattiva, perchè la cattiveria di cui parlava Elasti di “quando vedo i nonni con i nipoti” o un padre con una figlia, quel sentirsi cattivi e brutti è quasi inevitabile. La figura di mio padre è diventata labile quando avevo 8 anni, con la seprazione dei miei, ma nulla c’è di peggio, credetemi, di un genitore che scompare. Scompare, nel senso vero della parola. Non morte, decesso. Scomparsa. Uno di quei casi di “Chi l’ha visto?”.
    Dopo 23 anni se ne ha piena coscienza e forse anche una ragione, ma la figlia di 15 anni che è rimasta in me non riesce a non voltarsi e chiedere a perfetti sconosciuti, che gli ricordano la fisionomia del padre, se “mi scusi, per favore, mi dice come si chiama?”. E sorridere di se a denti stretti per sentirsi tanto stupidi di fronte ai sorrisi della gente.
    Alle volte poter portare i fiori su una tomba è quasi un privilegio.
    Vi abbraccio tutte

    1. Un abbraccio a te , perché nulla è più sconfortante di non sapere la fine delle cose, o delle persone, o delle situazioni. Più della morte stessa, che un punto (seppur doloroso) lo mette.

  2. Le lacrime hanno rigato il mio volto…ho vissute le stesse tue cose, ho sentito e sento gli stessi “morsi” del dolore ma, non sarei capace di descrivere così bene ogni attimo, ogni sensazione! Sei fortunata!!!
    Un abbraccio.

  3. strano…. si!!! poi ci si abitua, o meglio si fa finta di abituarsi, ma quello ‘strano’ quel ‘vuoto’ ti accompagnerà per sempre… sono le nostre colonne e quando vengono a mancare ci si sente un po’ zoppi, un po’ confusi, un po’ orfani…ma poi ci si accorge che loro sono intorno a noi, purtroppo non possono farsi vedere o sentire ma piccoli segnali te li mandano… e allora si ti ritroverai a sorridere davanti a cose che nessuno tranne te potrà capire. Un abbraccio fortissimo!

  4. Le lacrime scendono da sole, senza che io abbia dato loro in permesso di farlo.
    Nessuna parola è un vero conforto, e nessun abbraccio.
    Ma qui, i tuoi amici che ti leggono, ci provano lo stesso, con la speranza che una lacrima mia sia una in meno tua.

  5. Mio nonno diceva che le zucchine sono verdure così stupide che nascono coricate 😉
    Se ti può far sentire meno strana, io il numero di mia mamma sul cellulare ce l’ho ancora, dopo più di otto anni che non posso più sentire la sua voce.
    E…ogni tanto mi succede di accorgermi che il suo amore per me si è sbriciolato in miliardi di frammenti quando se n’è andata, ritrovandone uno scintillare negli occhi di un amico. Impossibile non riconoscere il suo zampino.
    Ti auguro di non dimenticare, di sognarlo qualche volta, e soprattutto di riconoscere ogni tanto uno di quei frammenti di papà.
    :*

  6. oh Elasti… cara… le lacrime mi scendono da sole, perchè ogni tua parola la sento mia come mai avrei avuto il coraggio di dire/scrivere… non è strano… è assolutamente normale… gli “esperti” le chiamano “fasi del lutto”… io un nome ancora non gliel’ho dato… ma non è solo strano, nel senso di inusulale… è doloroso, è spaventoso e spaventevole… è la nostalgia dietro ogni angolo, dietro ogni sguardo, dietro ogni parola… è il groppo in gola, la disperazione della mancanza… è che si vorrebbe avere il tasto “rew”… anche solo per un minuto…
    ti abbraccio cara Elasti… forte forte

  7. Il dolore è ingiusto, cattivo, incomprensibile, maligno, asfissiante. Non sono neppure sicura che ci aiuti a crescere! Ci cambia un po’. Anch’io ho sofferto e tornare alla quotidianità è stata la vera vittoria. Un po’ più soli, un po’ più poveri, un po’ più consapevoli… Adesso sembra impossibile ma avere qualcuno che procede con te nel cammino è un conforto enorme. E così la bolla scoppierà e i cocci si ricomporranno, forse in un modo diverso, e il dolore si stempererà.
    Sii egoista Elasti, prenditi tutto l’affetto che i 3 hobbit ti possono dare. Sono loro i veri angeli!
    Ti sono vicina.
    Cinzia

  8. E un abbraccio a te, elasti.
    Che ti leggo sempre e non ho mai commentato prima, ma questo post esprime perfettamente come ci sente in questi casi.
    E nemmeno io dopo quasi quattro anni ho cancellato il numero di telefono.
    Un giorno i cocci per terra non li vedrai né sentirai più, perché la vita che resta vince sempre, e su tutto,,

  9. Il dolore della perdita di qualcuno che hai amato è indicibile quasi come quello di chi dopo 20 secondi di follia della natura si ritrova schiacciato da mille problemi, angosce e terrori che sembrano non avere mai fine ad ogni nuova scossa.
    L’ansia ti blocca e lo sgomento ti paralizza: come sarà il nostro futuro? Come facciamo a difendere i nostri figli da questo mostro subdolo che ti strappa dal sonno o che ti squassa appena sei arrivata al lavoro o a scuola?
    Il dolore di questi giorni ci accumuna.

    1. un abbraccio alla mamma terremotata e a tutti coloro che vivono nelle zone colpite dal terremoto, che la forza sia con voi!

  10. Ho ancora i genitori, ma ho perso da tanto i miei nonni e una zia che mi hanno cresciuta e mi hanno insegnato cosa significa amore incondizionato. Se oggi sono una donna/mamma piena d’amore lo devo a loro e non passa giorno senza che il mio pensiero vada lassù dove sono certa mi stanno guardando. Ti abbraccio

  11. ancora oggi, a quasi cinque anni dalla morte di papà, io penso esattamente “adesso gli telefono e gli racconto quello che mi sta succedendo “. e strano come mi venga l’istinto di prendere qualche cosa alla mamma, nonostante siano 12 anni che se n’è andata…anche se passa, anche se il dolore sfuma e si trasforma in malinconia…è un modo per tenerceli sempre vicini. vivi questi momenti come meglio credi e dai tempo al tempo. ti restituirà nonno A. non fisicamente, ma in mille modi che scoprirai piano piano. con sincero affetto, Sabri

  12. “strano trovare una fotografia in un posto improbabile e fermarsi incantati a guardarla”
    non è strano, è forse il Suo modo per dirti che è ancora vicino a voi anche se non potete vederlo con gli occhi…..

  13. La mia (duplice) esperienza personale mi dice che il dolore non si riduce col tempo, ma ci si abitua alla sua presenza. Ci vuole almeno un anno, ed un ciclo di stagioni, perché questo processo si compia.

  14. Ho cancellato il numero di mio padre dal mio cellulare più di un anno dopo la sua morte; da allora di anni ne sono passati 15, e quando una settimana fa sono andata a ritirare un documento, guardandolo, mi sono sorpresa a sorridere pensando “questo gli piacerebbe tanto”…
    Raffa
    non dovresti sparare a Polyanna. E’ vero che c’è un “peggio”… io l’ho visto.
    Un abbraccio.

  15. elasti, ti leggo da anni ed è il primo commento che lascio.
    sentirti così debole mi fa venire i brividi. non cedere completamente, fallo per quei tre.

  16. Mi ritrovo, in tutte le tue parole…
    perché in ognuno di noi purtroppo vive il ricordo di un lutto devastante, che ci lascia senza forze…
    Non è retorica, ma mi hai fatto venire un gran magone.
    penso al mio nonno giuly, al tuo nonno A e ai nonni di tutti…
    e dopo 3 lunghi anni mi manca ancora tantissimo

  17. anch’io, per qualche tempo dopo che se ne era andato in appena 15 giorno (ed era un giovanotto!!!!) ogni tanto pensavo: devo dirlo al papà!! e poi rendersi conto …. che lo sapeva già!!!
    E’ una brutta sensazione, ma piano piano pianissimo ci si abitua.
    un bacio

  18. Poi inizi ad aver paura di dimenticare il suono della sua voce, il suo odore buono di dopobarba, il minuscolo porro all’attaccatura delle ciglia inferiori, o come si passava la mano sulla pelata, la linguaccia, la sua risata baritonale, le dita lunghe, come ti leggeva Pinocchio seduto alla poltrona nera, il singhiozzo, lo sguardo malupino, le serenate d’amore a tavola alla nonna, il Maggi sull’insalata, il cetriolo sì e il cucumarazzo no, il berretto blu scuro che alla fine ti ha regalato, come portava da mangiare al cane, ma soprattutto come diceva “Maurizia!”

    Chissà se è da qualche parte su una nuvoletta e ride ogni volta che gli mostro qualcosa.
    Certo è che il nostro rapporto non è finito solo perché mio nonno è morto. Sarà sempre mio nonno, e “ci sarà” sempre, perché c’è sempre stato.

  19. non sono brava come te ad usare le parole ma olevo ringraziarti per avermi ricordato quel periodo dopo la morte del mio papà. Ero un’anima in pena in cerca dei cocci che mi circondavano ad inventarmi un modo per rimetterli insieme e intanto quando apparecchiavo la tavola mettevo il piatto anche al suo posto o non permettevo a nessuno di sprangare la porta perchè lui doveva tornare. …io ho vissuto un bel pò in quella bolla vischiosa…non ho mai capito se mi ha fagocitato o se ne sono uscita fuori…un bacio

  20. sai, oggi ho persino pensato che forse si reincontreranno, oggi o domani, con il mio papà… e avranno un sacco di cose da dirsi, e si faranno un sacco di risate, come quelle che si facevano insieme tanti, tanti, tanti anni fa….
    un altro abbraccio,
    tua s.

  21. Il mio papà è morto nel 2005. Mi manca in ogni istante. Era speciale, era il mio papà. I miei figli ed io abbiamo mille ricordi di cose fatte insieme e lo nominiamo quasi tutti i giorni. Ci sono voluti anni perché il ricordarlo non facesse male. E il numero di cellulare non ho ancora avuto il coraggio di cancellarlo. Con affetto. F

  22. Strano è vedere qualcuno che ti cammina davanti e pensare è lei! E affrettare il passo per guardarla in viso e sorprendersi se invece è un’altra persona. Strano è cercarne il volto in tanti volti, sentire in mente quello che avrebbe detto di fronte alle cose che succedono. Strano è pensare che la vita sarebbe stata diversa se mia sorella non fosse morta, se quel bivio non ci fosse stato e non avessimo preso tutti la strada sbagliata.
    Si, quella roba che brucia che chiamiamo dolore forse passa, si, si riemerge da quel buio, da quel senso di smarrimento, ma la mancanza no, quella non passa mai enon è vero che ci si abitua, non è vero che ci si rassegna.
    È solo che non si può fare altro che camminare e la sensazione che resta, anche dopo anni, è che qui abitiamo in due, la me che parla con gli altri, che ride, che fa cose, e la me che piange per una sorella che non c’è più.
    Un abbraccio grande grande.

  23. Ogni giorno che passa, anche se sembra lungo e interminabile e’ un giorno in cui potrai elaborare il tuo lutto.I primi mesi sono quelli piu’ duri e piu’ importanti.Vivili ascoltando il tuo corpo e le sue esigenze, se e’ il riposo che cerca, il riposo devi dargli.Hai condotto una battaglia e sei ferita.Devi combattere contro la prima perdita quella piu’ importante e naturale, quella del proprio genitore. E’ una certezza che cade, e’ un punto fermo che manca. Con il tempo accetterai questa nuova condizione e non vorrai piu’ far fuori polly Anna e nemmeno le caprette di Heidi e saranno proprio i tuoi figli ad aiutarti in questo, dimenticandosi che non c’e piu’ il loro nonno, ma allo stesso tempo cercandolo nelle foto, negli oggetti e fra gli ingarbugliati ricordi che hanno di lui. Anche se non ti conosco ti sono vicina e vorrei fare per te quello che tu hai fatto per me, seppure inconsapevolmente, quando ho vissuto la tua esperienza.
    Mi hai regalato un sorriso con i tuoi libri in un momento davvero buio. Tieni duro
    Anto

  24. Ciao Claudia, anche io ci sono passata e mi ci riconosco in ogni riga. Adesso ogni tanto mi guardo negli occhi allo specchio e lo vedo, perchè abbiamo gli stessi occhi. A distanza di tre anni il dolore si è placato, ma il vuoto è lì, e niente è stato più come prima. Con la perdita di un genitore si chiude una parte della vita e ci si sente vecchi. Non si riesce più a vivere in modo spensierato come prima. Almeno non io. Un abbraccio
    Silvia

  25. Cara Elasti, uscirai dalla bolla in cui ti trovi adesso. Ci vorra’ tempo, ma piano piano svanira’, e anche ricordare non sara’ piu’ struggente e doloroso come lo e’ in questo momento.
    Io ho perso la mia mamma ormai da otto anni, e allora pensavo che non sarei mai piu’ tornata come prima di quel primo, assoluto lutto. Mi sentivo come se una parte di me fosse crollata e inghiottita da un buco nero da cui proveniva soltanto dolore. Avere i figli ancora piccoli, e un compagno affettuoso e presente, mi ha aiutato a non affondare. Anche il lavoro mi ha sostenuta, obbligandomi a uscire di casa e a lavarmi. Anch’io dormivo tantissimo, come se il corpo e la mente avessero bisogno di resettarsi.
    Adesso, che sono tornata da tempo me stessa in versione migliorata, perche’ sostenendo l’assenza cresciamo, mi sono resa conto che mia mamma e’ dentro di me, e non mi fa piu’ male ricordarla, anzi, e’ dolce e bellissimo poterlo fare.
    in realta’ le persone, quando muoiono, diventano piu’ vive che mai, o almeno cosi’ mi sembra.
    E poi, durante quella durissima estate che fu la prima estate da quando mia mamma se n’era andata, capito’ che per strada quasi investimmo una cagnolina. Cucciola, randagia, senza che altri cani fossero nei paraggi. Sembrava spuntata dal nulla. Da allora vive con noi, si chiama Filona, mi ha riscaldato il cuore e sono sicura, anche se non lo posso provare, che era li’ per me.Ti abbraccio forte.

  26. Quando è successo al mio papà ho pianto: non pensavo di avere
    così tante lacrime! Guardavo mia madre in viso e piangevo,
    vedevo un’albero che lui aveva piantato e piangevo, un suo maglione e piangevo, il suo posto a tavola vuoto e piangevo,
    persino i pomodori dell’orto di casa mi facevano piangere.
    Poi una notte l’ho sognato: era sorridente e mi ha parlato.
    Al mattino mi sono svegliata finalmente un pò più leggera
    e da quel momento ho iniziato a smettere di piangere….
    Ti auguro che il tuo papà venga a trovarti presto in sogno…
    Un abbraccio.

    1. Anche a me è successo: l’ho rivisto in sogno quando son rimasta incinta della mia primogenita: era bello, sorridente ed in braccio teneva un fagottino coi capelli scuri: “é una bimba”, mi ha detto sorridendo, poi è sparito.
      Eran passati 3 anni dalla sua morte ed io ero al 2^ mese di gravidanza.é stato dolcissimo ed indimenticabile.Ora, purtroppo non riesco più a sognarlo …forse l’ho semplicemente lasciato andar via ma i ricordi sono vivi ed indelebili.Coraggio Elasti…pian piano il dolore si attenuerà ma ci vuole tempo…un abbraccio forte.

  27. E se invece la perdita di qualcuno fosse l’occasione per fare amicizia con la morte? Ho perso mio padre a 12 anni, so di cosa parli, e tutto ciò che descrivi così bene non passerà mai, eppure ti assicuro che ti sarà dolce un giorno, questo mistero odioso quando ci colpisce così vicino un po’ si svela e si fa conoscere. Abbracci a profusione.

  28. Mi dispiace tanto, Elasti, ho aperto oggi il blog dopo aver letto l’ultima volta “preoccupata”…avevo pensato allora che erano segnali gravi e preoccupanti quelli che vedevi sul tuo papà. Perchè anche il mio 2 anni fa morì così, mentre era affidato ai medici che dicevano che era tutto sotto controllo, che non c’era niente di terribile, eppure lui non mangiava, non dormiva, era triste. Io pensai che fosse un po’ depresso, che poi si sarebbe ripreso, invece lui chiuse gli occhi e se ne andò, in un attimo. Elasti, mi manca da morire. E’ stato uno strazio. Ho avuto la tachicardia per 8 mesi. Ora sto meglio fisicamente, ci sono i figli, il lavoro, il marito, la mamma vecchia e sola, le giornate sono piene perfino troppo, non ho tempo per piangere, ma ti assicuro che lo penso sempre, gli voglio sempre un gran bene, gli parlo a volte persino. Se solo si potesse telefonare in quel posto là… Ecco ora che ho riaperto il pozzo sto piangendo come una fontana… ti abbraccio Elasti, coraggio, devi solo aspettare che passi un po’ di tempo. L’amore per il papà non passa mai.
    Giovanna

  29. Leggo tutti questi commenti e vi ringrazio tutti/e.
    Trovo molto bello, anche se doloroso, che si parli di un argomento così personale e intimo, con levità a volte. A volte no.
    Io penso spesso a questa faccenda, con preoccupazione, lo devo dire. Sono figlia unica, non ho un compagno (ora) né dei figli. Ho parecchi cugini e cugine, alcuni anche molto vicini. Ma il pensiero di essere ‘sola’ quando i miei non ci saranno più… non so, mi fa paura ovviamente. Magari sarà più semplice di quanto immagini.
    “Muore il nonno, muore il padre, muore il figlio”, diceva quella storia zen.

  30. Cara Elasti,io per quella voragine ci sono passata, ho perso la mamma anni fa ed è stato durissimo anche se non imprevisto, ho vissuto la sua malattia per 6 lunghissimi e troppo brevi mesi. Ancora adesso a distanza di 7 annio gni tanto penso non solo che mi manca, ma che proprio in questo momento mi piacerebbe telefonarle, anche io non ho cancellato il suo numero di telefono dalla rubrica fino a quando non mi si è rotta la sim.Come scriveva una tua letterice un post di ieri (che per una triste coincidenza ha perso la mamma 7 anni fa proprio come me) il suo più grande rammarico è non averle fatto conoscere i suoi figli e che i bambini non l’hanno potuta conscere. Anche per me questo è motivo di grandissimo dispiacere, scrivo questo non per indurti ad alleviare il dolore che in questo momento è incommesurabile,ma solo per scriverti una mia esperienza. Ti voglio solo dire che nulla di quello che scrivi è strano, ce durerà purtroppo tanto, ma che pian piano si tramuterà in un senso di mancanza, ma contemporaneamente di un abbraccio caldo e lontano, anche per chi non è credente come me. Un abbraccio sincero

  31. Il dolore della perdita è una profonda ferita al cuore. Forse non sarai più la stessa, certe volte ti sentirai sola, altre sarai rabbiosa col mondo, ma tu confida nella forza della Vita, che con la sua prorompente energia ogni giorno ci dimostra che possiamo farcela a lenire il dolore, e che ci sono ancora tanti motivi per sorridere. Stringiti forte ai tuoi meravigliosi hobbit, alle persone che ami e ai tanti ricordi felici del tuo papà.
    Un abbraccio, virtuale ma di sicuro sincero.
    Con tanto affetto.

  32. io ricordo ogni istante del giorno in cui persi mio nonno; avevo 7 anni e non avevo ancora vissuto nessun lutto … passai la mattina canticchiando perchè pensavo che andassimo ad una festa del nonno, eravamo tutti vestiti bene, e c’era molto trambusto proprio come quando ci preparavamo per i grandi pranzi domenicali al ristorante.
    molti piangevano, ma io no, lo guardavo dormire sereno e sorridente come sempre…poi capìì che non lo avrei più rivisto e scoppiò la mia prima vera disperazione…mi cadde addosso una nuvola nera di emozioni nefaste… son passati 30 anni ed è sempre nella mia memoria come fosse ieri, il suo profumo lo ricordo perfettamente, così come il suo tenerissimo sguardo

  33. Strano credere che il rapporto con mio padre fosse talmente speciale da essere certi che nessun’altro possa aver vissuto la tua stessa fortuna,stano trovarsi a leggere le parole che hai pensato scritte da un’altra bimba innamorata del padre, una bimba (che ora è anche mamma )che capisce esattamente cosa intendi quando dici che il solo pensarci ti fa mancare un battito al cuore.Anche io lo cerco in rubrica e lo trovo nelle canzoni,nei fiori e anche nella coppa del nonno.
    So che c’è ancora ,impalpabile ma presente.
    un abbraccio stretto stretto stretto

    1. credo di avertelo già detto ma mi stupisco ancora: come fai?
      come fai a frugarci dentro l’anima e farci tirar fuori tutto questo?
      com’è possibile che qui si calano tutte le difese?
      sarà l’anonimato, sarà che sei la prima a mettersi in gioco, mah…
      mmmh…tra un pò dovremo pagarti per la “terapia di gruppo”?!
      kiss kiss baby

  34. sì, quella di volergli telefonare e rendersi conto che era troppo tardi oppure di vedere la sua faccia ovunque è stata la cosa più dura da superare per me.
    ma poi tutto torna a posto, elasti. il dolore diventa sopportabile e la vita prende il sopravvento.
    sono passati 13 anni per me e ho solo due rimpianti: che se ne sia andato troppo presto e che non abbia conosciuto i miei figli… sarebbe stato un bravo nonno.
    Carol

  35. Ciao Elasti, non ti ho mai commentata, nonostante ti legga sempre. Trovo ogni tuo post così pieno di vita, di ironia, di intelligenza. A questo post non potevo non rispondere perchè mi ha davvero toccata tantissimo per il modo in cui mi sono rivista in ogni tua singola frase.
    Ti mando un grande abbraccio e ti auguro che piano piano il dolore diventi un pò più piccolo e restino soprattutto i bei ricordi e la consapevolezza che lui c’è ancora in te e nei tuoi bambini.
    Un bacio grande
    Eleonora

  36. per quanto dolorosi quei cocci sono la testimonianza di un “pieno”, di qualcosa che c’è stato…non aver nulla da ricordare ti assicuro che è fonte di un dolore assai più difficile: il dolore del rimpianto.
    un abbraccio

  37. Cara Elasti,
    negli ultimi giorni, quando ti leggo mi ritrovo a piangere, perchè riesci a dare voce al dolore così bene che mi ritrovo in pieno in quello che dici. Io ho perso mio padre due anni fa e posso dirti che anch’io sono come te, amo parlare di lui, amo crogiolarmi nei ricordi e trasmetterli alle mie bambine e sì, a volte mi viene spontaneo pensare “questa cosa devo dirla a papà, gli interesserebbe!”.
    Il dolore fallo scivolare fuori e, piano piano, riuscirai a far allentare quella morsa che ti stringe lo stomaco e a far prevalere la dolcezza dei ricordi, l’allegria dei momenti belli trascorsi insieme, gli insegnamenti di vita che ti ha lasciato e saprai con certezza che lui è sempre e comunque dentro di te. Un abbtaccio forte Mari

  38. Ciao Elasti, ti mando un abbraccio. Leggendo dei cocci che vedi dappertutto, mi sembra che qualcuno stia parlando di me, di quello che sta succedendo qui in Emilia. La morte e il terremoto spezzano le cose in piccoli pezzi, e poi è l’amore che ce li fa ritrovare… Ciao, coraggio….

  39. Tra tre giorni sono 60gg che mio papa mi ha lasciata…il dolore si cristallizza ma non passa..magari piango meno..molto meno. mi concentro per non avere pensieri cattivi…per non guardare i nonni con le loro nipotine…per non pensare a quello che si doveva ancira fare..ai prossimi Natali…senza il mio papà. E poi leggo qs cose e mi sento meno sola. Ma che fatica uscire da un dolore

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