lunedì mattina, primo lunedì di ora legale. sono le 3,30 anche se lo stupido orologio e lo stupido mondo dicono che sono già 4,30.
elastigirl si aggira al buio, per casa, con la mente annebbiata e lo stomaco chiuso. per puro caso, trova un biglietto sul tavolo. è di mister i, in partenza per londra due ore più tardi.
“lo hobbit di mezzo chiede con insistenza se stamattina puoi accompagnarlo tu a scuola”.
lei cerca una penna e, con la sintassi e il vocabolario traballanti della notte, risponde: “temo non riuscire. lune finiamo verso 8 ma ci provo”.
tra le 7 e le 7,30, l’elasti-cellulare vibra con l’insistenza delle grandi occasioni, delle emergenze epocali e dei disastri. alle 7,35 ci sono sei chiamate senza risposta, tutte provenienti dall’elasti-casa.
“pronto?”
“ehi! hobbit di mezzo, sono io, la mamma. ho visto che avete chiamato!”
“sì. ero io. ti ho disturbata?”
“no, non mi disturbi mai ma non potevo rispondere, lo sai che fino alle 7,30 non posso parlare. che cosa è successo?”
“niente. volevo chiederrti se mi puoi accompagnare tu a scuola stamattina”
“ho visto il biglietto di papà, stanotte. senti, ci provo ma non sono sicura perché adesso devo restare qui ancora una ventina di minuti per forza. poi mollo tutto e mi precipito ma non posso prometterti di arrivare in tempo”
“ok. ma fai il possibile”
“certo”
alle 7,55 lei si sta precipitando verso la macchina. il telefono squilla di nuovo.
“pronto?”
“mamma, sono ancora io. ce la fai a venire? eh? ce la fai a portarmi a scuola?”
“ci sto provando. però arriverò al pelo, ti avviso! a quest’ora c’è già traffico”
“sbrigati allora, perché perdi tempo al telefono?”
“io, veramente…”
click.
lei corre. e nel frattempo pensa che lo hobbit medio non è tipo da insistere così tanto a meno che ci sia qualcosa di veramente urgente, o grave o importante in ballo.
ecco, potrebbe essere vittima dei bulli, o magari essere lui un bullo in preda ai rimorsi. o forse gli manco tremendamente e mi vuole chiedere di lasciare il mio lavoro la mattina perché la mia assenza gli è insopportabile. oppure mi vuole chiedere di fare catechismo perché ha capito di essere profondamente credente. o ha preso una nota e non aveva il coraggio di dirmelo. o è innamorato e non corrisposto. o ha di nuovo i pidocchi e non osa rivelarlo a nessuno. o ha i brutti pensieri… io, alla sua età, ero piena di brutti pensieri… povero! forse sono troppo concentrata sulla malmostosità del grande, sulle bizze del piccolo, sul mio sonno cronico. forse sottovaluto l’esigenza del medio di essere messo al centro… mannaggia, che madre orrenda…
“eccomi eccomi eccomi! ce l’ho fatta! ora però sbrighiamoci se no arriviamo tardi a scuola”
“brava mamma”
“sono proprio contenta di esserci riuscita”
“anche io”
“dimmi, adesso…”
“cosa?”
“non so. non devi dirmi niente?”
“no. perché?”
“perché stanotte c’era un biglietto per me e stamane mi hai chiamata sette volte e… be’, insomma, pensavo che volessi dirmi qualcosa…”
“sì”
“dimmela, allora. sono qui apposta”
“volevo solo dirti che quando mi porti tu a scuola io sono felice”.
🙂
Essere ripagati dell’ora di sonno in meno….
Le mamme un pugno sul naso non dovrebbero prenderlo mai! E invece c’è sempre qualcuno col dito puntato…
Dai! è un motivo dolcissimo!!!
Ci sono motivazioni che giustificano ogni mezzo o richiesta urgente.
Amoooooreeee…. mi sono sciolta!!!