Nonsolomamma

cose che cambiano

c’era un tempo in cui lei aveva il controllo di tutto e sapeva sempre cosa stava succedendo. in quel tempo c’era bisogno di lei in ogni momento e per qualsiasi cosa. non poteva abbassare la guardia e nemmeno rilassarsi. era lei a decidere perché loro, gli hobbit, erano troppo piccoli per il libero arbitrio. talvolta le prendeva una strana vertigine di onnipotenza ma anche di soffocamento. perché la responsabilità a tempo pieno è un onore prezioso e un onere estenuante.
adesso, come mai prima d’ora, le cose stanno cambiando.
e lei non sa più bene quello che succede a casa propria. a volte non sa nemmeno esattamente chi ci sia dentro.
perché lo hobbit grande ha i suoi libri, i suoi amici, i suoi pensieri, il suo amore quindicenne in tennessee, la sua tessera dei mezzi pubblici. e ogni tanto arriva e le chiede di interrogarlo sul passivo di laudare oppure sulle 93 parole latine che deve mandare a memoria ma poi sparisce e chissà dove si nasconde.
il medio gioca in cortile con orde di amici che come lui sperimentano l’ebbrezza sfrenata della libertà. e fa merenda da solo e ha le chiavi di casa e prende l’autobus e va agli allenamenti del calcio con i suoi amici e non chiede mai di essere accompagnato.
persino sneddu che avrebbe ancora l’età dell’accudimento ogni tanto si trasforma in gatto e vive nel mondo parallelo dei terzogeniti.
e nell’elasti-casa c’è più silenzio, più spazio, più tempo. si inciampa di meno gli uni negli altri e ritrovarsi è una gioia sporadica e per questo più apprezzata.
elastigirl ha perso lo scettro, il potere assoluto, la propria indispensabilità.
sta ancora prendendo le misure di queste piccole luminose libertà che si ritrova tra i piedi ogni tanto al posto del cubo multiattività, di un personaggio di guerre stellari o di una macchinina. ma al momento se le gode tutte, e, forse, è più leggera e felice di prima.

40 pensieri riguardo “cose che cambiano

  1. E così anche tu stai entrando pian piano nel mondo delle mamme di adolescenti.
    Le mie sono due femmine, si può immaginare quanto quei momenti di piccole e luminose libertà si trasformino in grandi e buie ansietà ogni volta che sono fuori la sera, perché non sempre si riesce a sapere ESATTAMENTE con chi e dove siano, ci vengono date alcune informazioni generali e poi… non ci resta che sperare!

      1. Ma io sono sicura che Rita avesse fiducia, altrimenti non l’avrebbe lasciato/a uscire proprio….
        Quello che ha detto è che per placare la sua ansia aveva bisogno di una piccola, innocua rassicurazione, non ci vedo nulla di triste in questo…..

      2. Della serie, non siamo giudicanti eh…

        Mio padre mi chiedeva di portarmi dietro il cellulare e farsi dire esattamente dove andassi e con chi. Era la fine degli anni Novanta ed ero l’unica con il cellulare dietro che era una cosa strana, estranea e anche un po’ magica. Sicuramente, se ci fosse stata, avrebbe chiesto la geolocalizzazione anche a me. Non l’ho mai vista come un’invasione della mia libertà o una mancanza di fiducia nei miei confronti, quanto un bisogno suo, che non gli ho mai negato. Ancora oggi, sposata e madre di due figlie, se esco la sera o meno, non disdegna un messaggino in cui avviso che sono tornata a casa sana e salva (sia che io esca con le amiche sia che esca con la famiglia).

      3. ZiskaFrancesca: avrei voluto conoserti allora!
        Magari mi avresti fatta ragionare…
        Mio padre voleva comprarmi il cellulare appena sono comparsi sul mercato.
        Io mi rifiutai a lungo a lungo a lungo perche’ mi sembrava una limitazione della liberta’.
        Lo chiamavo “guinzaglio”
        Alla fine cedetti (me ne compro’ uno STUPENDO, piccolissimo e costosissimo) e ricordo ancora le lotte perche’ per lui dovevo essere sempre raggiungibile e rispondere sempre.
        Una volta mi chiamo’ mentre sciavo :O mi scapicollai a rispondere e voleva solo dirmi che mi aveva chiamato un mio (carissimo) amico. Protestai, ma col senno di poi (ora che e’ morto) capisco che voleva solo sentire “la sua bambina” (avevo piu’ di 25 anni di sicuro)

      4. Grazie al cielo quando ero adolescente io i cellulari non c’erano: ho evitato un bel po’ di scocciature e i miei mi tenevano benissimo sotto controllo anche senza.

      5. Secondo me, se vogliamo vederla bene, in qs modo gli concediamo più libertà. Potendo avvisare al cellulare possono muoversi e cambiare programma in ogni momento.. Ai miei tempi per avere fiducia, e quindi avere il permesso di fare quello che mi piaceva, dovevo dire dove andavo e con chi ero, e di sicuro non potevo fare diversamente, altrimenti mi sentivo di tradire i miei genitori e quindi di poter perdere la fiducia concessa…

      6. Al contrario Tania, così li si tiene al guinzaglio in ogni attimo. Geolocalizzazione, e qualcuno pure di nascosto? Così l’insegnamento che passa non è il tentativo di crescere ed instaurare fiducia, ma il cercare sempre un modo per controllare e far fesso il prossimo. Non è diverso da quelli che in coppia pretendono di accedere a loro piacimento al telefono dell’altro o, all’epoca, leggere la corrispondenza.
        E non dimentichiamoci che infrangere qualche regola fa parte del crescere indispensabile ad un adolescente: non neghiamo loro questa possibilità sommergendoli di capillari controlli!

    1. Io, in combutta con il marito, abbiamo attivato la geolocalizzazione sul telefono delle gemelle tredicenni. Loro, ovviamente non lo sanno, ma noi ogni tanto controlliamo il percorso che fanno quando vanno a scuola da sole, giusto per vedere se va tutto bene…

      1. Paranoia?
        Scusa Laura, una domanda.. hai figlie adolescenti? magari femmine? no, giusto per capire eh….

  2. Noi siamo gli archi. Loro le frecce. Dobbiamo lanciarli nel (loro) futuro. E significa lasciare la presa.
    Queste sono le prime prove.

  3. Ciao Elasti ho notato un paio di refusi da tastiera: interogarlo e masconde. A parte questo io ho un solo figlio maschio e l’anno prossimo andrà alle medie, tutto quello che hai scritto corrisponde esattamente con le mie paure per il futuro, ma so anche che crescono loro e ahimè dobbiamo crescere anche noi come genitori e dargli ogni giorno sempre più fiducia

  4. a pensarci ora, mi sembra impossibile (9, 7 e 4 anni i pargoli). ma razionalmente posso provare ad immaginarlo. e mi dà ebbrezza, ma anche un po’ di ansia e di senso di spaesatezza. perchè, anche se lavoriamo abbiamo in nostri interessi ecc ecc., finchè i figli sono piccoli essere mamma è qualcosa che non solo in qualche modo ti definisce (certo, non è la SOLA cosa che ti definisce, ma un pezzo importante si) ma che riempie ogni pertugio disponibile del tuo tempo e della tua vita. riprendere le misure deve essere complicato, magari anche bello ma complicato.

  5. Briony
    Lei può avere tutta la fiducia del mondo in sua figlia ma purtroppo non sempre basta.
    Quando sarà lo farò anch’io

  6. A me, figlio prima media , figlia prima liceo, questa mancanza di utilità parziale in cui mi sento mi crea un po di ansia e apprensione è come se mi fossi svegliata all improvviso e resa conto che sono grandi ne gioisco ne vado fiera ma non posso negare che un po mi rattristi

  7. Le mie hanno 4 anni e 15 mesi.
    Preferisco non pensare a un futuro, per quanto ancora abbastanza lontano, in cui non ci sarà più questa mammacentricità che per quanto estenuante è comunque anche incredibilmente appagante.

    Fatico ancora a mettere via, definitivamente, tutine e pagliaccetti, i giochi da neonata e cose di questo tipo. Non sono pronta e ho paura che quando arriverà questa fase mi coglierà talmente di sorpresa che mi ritroverò in un angolo a piangere come un cagnolino abbandonato sull’autostrada.

  8. Congratulazioni, Elasti!
    Era ora e te la meriti!
    Goditela!
    Eppoi secondo me fai bene a scriverne: crea speranza in chi ha figli piu’ piccoli e ricorda di tagliare il cordone ombelicale a chi li ha come i tuoi o piu’ grandi

  9. Che tristezza, ho rivisto stamani un video sul cellulare con mio figlio a 4 anni sulla sua prima moto elettrica, ora ne ha solo 11, ma mi è scesa una lacrimuccia per i “bei tempi lontani”…
    Quando mio figlio mi abbandonerà definitivamente sarà terribile

  10. Non vi dico quando uno è fuori città per l’università e l’altra è all’ultimo anno di liceo… ho parecchio tempo da riempire di nuovo e in modo diverso…
    Ma mi piace anche questa fase perché la condivisione con loro di parole, interessi, confidenze e confronti e consigli e affetto… è ogni giorno molto arricchente!!!

  11. Ci pensavo oggi, che il primogenito decenne è andato a scuola da solo, solo qualche centinaio di metri, è vero, ma da solo, e io non ho saputo CON CERTEZZA se fosse andato tutto bene finché non è andato a prenderlo il padre dopo le 16 ( ma in verità ero tranquilla, anche se non ho chiamato scuola per verificare e lui non ha un cellulare): crescono, i figli crescono. Ed è meraviglioso. Sono d’accordo con Fefo: diamo loro la possibilità e gli strumenti per andare, lontano o vicino, ma andare.

  12. Scusate la domanda stupida, ma non ho capito: cosa fate se la geolocalizzazione, o quello che è, vi mostra che i figli sono in una strada o una piazza che non era stata “concordata” a prori? Andate lì a controllare?
    Non so nulla dei ragazzini di oggi, mio figlio ha solo tre mesi…

    1. Noi vediamo la strada che hanno fatto. Abbiamo visto un paio di volte che sono finite dalla parte opposta della città ma se la sono cavate benissimo da sole e sono tornare indietro a piedi, ed è questo la cosa importante. Non abbiamo detto nulla e alla domanda “come è andata in autobus?” hanno risposto “tutto bene”, devono essere libere di sbagliare e di rimediare.
      Non vogliamo che si sentono controllate, ma se dovessi accorgermi che spesso deviano il percorso senza motivo allora sarei in allarme e cercherei di capire il perchè evitando situazioni pericolose.
      E che ora che non si alzi il coro di quelli che dicono: ma hai nostri tempi i cellulari non c’erano eppure andavamo in giro lo stesso. Ma ora li abbiamo ed è giusto usarli, viviamo il nostro tempo. Punto.
      Alzi la mano chi di voi non controlla ogni tanto le chat dei figli su wathsapp o i post su facebook o istagram? in fondo è la stessa cosa.. monitoriamo situazioni di pericolo o di bullismo..
      E poi qualcuno si lamenta quando una ragazzina si butta dalla finestra perchè è vittima di bullismo.. si leva il coro “ma la famiglia dove era?”..

      1. Se uno crede sia meglio controllare,che lo faccia. Non c’è mai giusto o sbagliato coi figli. Una cosa è certa,la geolocalizzazione nn ci assicurerà mai la certezza che vada tutto bene perché se succede qualcosa di brutto o di sbagliato non deve per forza accadere su un percorso non concordato. È solo l’illusione del controllo.
        Anche il fatto di controllare gli account…la vita online è spesso fittizia,la realtà può essere differente. Quello che si vuole tenere nascosto alla mamma non si posta,lo sanno meglio di noi. Loro questi strumenti li usano meglio di noi!

  13. Da mamma, non mi permetto di giudicare nessuno, ci mancherebbe, non sono assolutamente un modello io! Ma da insegnante ho riscontrato che non necessariamente a migliore tecnologia utilizzata per controllare i figli corrisponde effettivo controllo. I cellulari sono strumenti. Ma il dialogo è l’ unica strada percorribile. E lo dico consapevole che sbaglierò comunque con i miei.

  14. Non mi sono mai sentita così sola, avvilita e spersa come in questi ultimi mesi. Due figlie di 13 e 11 anni che sono proiettate verso l’autonomia. Vanno e vengono sole da scuola, palestra, catechismo. Iniziano a preferire le chiacchiere delle amiche alle mie. Mi sento sola. Come se le stessi perdendo. Riguardo le foto di quando erano piccole. Mi viene da piangere. Giuro. Sarà che è un pessimo periodo, sarà un po’di depressione ma non la sto vivendo bene. Come se fossi diventata superflua e inutile e soprattutto come se il meglio fosse già passato. Come se il Tempo scivolasse via dalle mani senza rendermene conto. Le vorrei neonate per ricominciare da zero…

    1. Anche le mie, tra l’altro con mille contestazioni, stanno spiccando il volo io sono un po’ triste ma molto emozionata e cerco di ricordare la mia adolescenza… Non direi che mi sento sola… mi sento vecchia.

    2. Valeria, Simona: portate pazienza!
      Poi ritornano, e sono amiche speciali, non piu’ figlie.
      Il bello deve ancora venire.
      Mettetela cosi’: la maternita’ e’ solo una parte del vostro essere, prima era full time e ora, come un progetto ben avviato, state delegando. Evviva! Restano un sacco di tempo e di energia per fare tante altre cose belle.
      Guardatevi il musical Mammamia, con Meryl Streep: lei attraversa quella stessa crisi, ma poi ne viene fuori, eccome!

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