quando era bambina elastigirl ogni tanto faceva dei viaggi in macchina con il suo papà. non si ricorda dove andassero loro due da soli, forse in toscana d’estate o d’inverno a trento dove lui ha lavorato per tanti anni o magari in un altrove dimenticato. ma si ricorda che le piaceva moltissimo starsene accanto a lui nell’abitacolo per ore, mentre l’autostrada sfrecciava fuori dai finestrini e dentro si cantava, si raccontavano storie, si stava bene.
c’era sempre un momento in cui lui voleva andare alla stazione di servizio. “ci fermiamo alla prossima”, diceva. “così facciamo pipì e ci prendiamo qualcosa da mangiare”. il fatto è che in quegli anni le stazioni di servizio non erano tutte uguali, come gli autogrill di oggi. ce ne erano di belle, di medie , di brutte e di squallidissime. e “la prossima” era sempre del quarto tipo. elastigirl da piccola non era una di quelle fortunate creature impermeabili all’ambiente. era al contrario una bambina porosa, che assorbiva la desolazione di una stazione di servizio squallidissima e ne veniva contagiata. e le pareti grigie e scrostate, le paste ammuffite esposte da giorni, l’incedere malinconico del cameriere al banco si mischiavano al suo sguardo, al suo umore, ai suoi gesti fino a inghiottirla.
lei lo sapeva. per questo, quando nonno A diceva: “ci fermiamo alla prossima”, veniva colta da un’inquietudine vischiosa e sorda.
suo padre aveva un talento nello scovare i luoghi più derelitti dell’universo lungo l’autostrada. e una totale indifferenza verso loro tristezza estetica ma anche intrinseca.
così si ritrovavano in un luogo buio e maleodorante, seduti a un tavolino appiccicoso, in silenzio, lui affondato felice su un divanetto in similpelle a godersi la meritata pausa dalla guida, lei affondata nel pozzo nero della sua malinconia a coltivare pensieri mortiferi.
le ci volevano ore prima di riuscire a deglutire quel grumo di lacrime e mal di vivere.
però c’era un antidoto potentissimo a tutto questo e, nella sua apparente noncuranza, forse il suo papà lo sapeva. erano i biscotti ripieni di marmellata di fichi. si trovavano in tutte, ma proprio tutte le stazioni di servizio, anche in quelle tristi che sceglieva lui. stavano disciplinati in fila dentro piccoli pacchetti rettangolari. forse si chiamavano strudel ma non ne è sicura.
lui li comprava, insieme alle sigarette, appena prima di uscire, li apriva in macchina e li metteva in un vano del cruscotto, in modo che entrambi potessero prenderli allungando una mano.
in questa giornata di pioggia elastigirl ha ripensato a quei viaggi con il suo papà, agli autogrill più brutti del mondo di cui oggi avrebbero riso insieme e a quegli strudel ai fichi che adesso non esistono più. e ne ha avuto una enorme nostalgia.
Sì sì Strudel, buonissimi! Anche mia mamma li comprava. Io ho un ricordo un po’ struggente dei Garibaldi, con le uvette…
Te li ricordi? Sottili e collosi perché pieni di uvette…
i garibaldi non me li ricordo!!!
Li trovavo al Tesco in Irlanda, e i biscotti con i fichi si trovano dovunque in Irlanda sempre!!!
Garibaldi >>> strudel
Ma comunque madeleine scansati!
piacevano tantissimo anche a me…e prima che tu scrivessi il nome ho pensato: “dio… gli strudel… li avevo dimenticati! ” che poi chissà perchè quel nome… che di strudel non hanno proprio niente… 🙂 grazie per avermeli ricordati, mi sembra di sentirne il sapore in bocca e sono riaffiorati un sacco di ricordi della mia infanzia…
Siii esistono della Montebovi e li vendono al bar del mio ufficio
Li ricordo anche io gli Strudel, buonissimi. Nostalgia canaglia.
si. confermo. strudel.
li compravano il mio papa’ e la mia mamma quando andavano a trieste per il lavoro di papa’, e me li portavano a casa a mo’ di risarcimento per avermi lasciata a casa
si anche per me sono un ricordo dolce amaro.
e anche io sono porosissima, elasti: mi sono sforacchiata col tempo, pero’
da piccola ero una bambina euforica, iperattiva e inamovibile nelle proprie emozioni e convinzioni
ora ho persino una amica che si e’ accorta che se mi racconta dei suoi problemi io sono cosi’ empatica che scivolo inconsapevolmente in depressione…
percio’ io dico: proteggiamoci!
stiamo lontani da ambienti tristi squallidi e percolanti
lontani da amici con problemi non si puo’, perche’ cosi’ e’ la vita
ma io l’ho visto, lo sguardo prima preoccupato, poi indagatore ed infine di sollievo, di certi miei amici quando sono venuti a vedere la mia casa nuova: avevano paura che mi fossi trovata un nido triste e squallido, come mille volte ho fatto in passato per noncuranza condita da esigenze economiche
invece a me è successo l’opposto. mi sono impermeabilizzata con il tempo
quando hai tempo mi spieghi come si fa? 😦
Che cosa mi hai ricordato!!!!! il viaggio piacevole che ogni volta mi portava a Roma. Grazie zio per esserci stato,per aver ogni volta reso la mia vacanza ,nella tua casa a Roma, indimenticabile.grazie zia per avermi fatto rimpizzare di strudel e madeleine.grazie elasti per questo ricordo!!!
Gesummaria gli strudel pavesi!
Enorme amore e nostalgia. Il mitico nonno A ti guarda dall’alto e sorride ironico.
Mi hai appena ricordato i biscotti che mi comprava il nonno Livio: ventagli al cocco coperti di zucchero sopra e di cioccolata sotto. Li ho cercati ovunque, non esistono più. Come il nonno. Malinconia immensa
Ma come è che tu elasti riesci a farmi sentire così vicino ai tuoi pensieri, sensazioni, emozioni…. Mah… Questa donna la vorrei ora a capo del governo!!! Subito!
Prova anche ‘here and now’ su sky atlantic… credo ti piacerebbe😉
acc, non ho sky…
Noooo, davvero non esistono più?
Piacevano tanto anche a me.
mio marito riesce a trovarne di squallidissime anche adesso e io dico la prossima no
Sei sempre meravigliosa nelle descrizioni. Grazie.
Cmq io gli strudel di fichi che dici li vedo ancora sempre in autogrill e al supermercato.
Ci sono, ci sono, ci sono ancora! Non della stessa marca, ma buoni buoni buoni.
sì, ci sono ancora. li trovo al supermercato
🙂
Beata te! Io delle soste nei viaggi da piccola ricordo solo una coca cola in tre… temperatura ambiente, perché fredda in viaggio fa male!
pensare che ogni istante in auto con mio padre alla guida e’ stato un tormento per me…una sorta di panico interiore non giustificabile finche’ non ho preso la patente e ho avuto conferma della sua TOTALE inettitudine alla guida
per compensare sono una driver modello, mia figlia (la sola che ho patentata al momento) uguale e mi impegnero’ con i fratelli
Erano quelli della LU?
Anche per me ogni istante in macchina con mio padre era un tormento…..eravamo in 4 sempre stipati in macchine piu’ piccole di quelle che potevano contenerci ma ” sportive” come piacevano a lui ( pensare che hai una famiglia e un cane no eh? )….e fermarsi agli Autogrill era considerato un super lusso, lui voleva arrivare a destinazione senza tante fermate in mezzo….e ci metttevamo sempre 5 ore ad arrivare dai nonni …..quindi quando si profilava un viaggio, io iniziavo gia’ a patire una settimana prima…….ecco perché oggi quando viaggiamo cerco sempre di programmare fermate intermedie e , se il viaggio e’ troppo lungo, anche un bel pernottamento a meta’…..quei viaggi infiniti senza nessuna fermata in mezzo per me erano un incubo !!
solidarieta’ infinita: anche mio padre non voleva mai fermarsi, neanche per far fare la pipi’ o far bere un caffe’ alla mia mamma!
io e mio fratello siamo cresciuti uguali, non ci fermiamo mai e allineiamo la pipi’ ai pieni di benzina, si mangia un panino guidando
ma almeno negoziamo: non lo imponiamo agli altri!
i Digestive (quelli originali però eh)!!! li compravamo prima di partire e ci si fermava sempre al solito autogrill dopo gli appennini (che il peggio era passato). e per me oggi non c’è viaggio in macchina che non preveda quei biscotti. quest’anno sarà più amaro il viaggio però..
Luisa
Anche il mio papà mi comprava i Digestive all’Autogrill perché nei supermercati non si trovavano.
gli strudel ai fichi… anche la mia mamma me li comprava come premio. e ogni volta era una festa, con quella confezione strana che si apriva dall’alto come un bauletto.
Credo che li vendano ancora di qualche altra marca, ma non li ho più presi, devono essere un premio !!!
Esistono in uk, fatteli portare da Mr i!
quei biscotti allora mi sembravano tristi oggi fanno parte di quei ricordi di un’infanzia felice … prinz verde bottiglia, nonni, montagna ….
Mi viene in mente un viaggio familiare in autostrada con un padre accecato dalla fame: tornavamo dall’Austria e non avevamo Lire (i bancomat non c’erano). Eravamo in cinque, ci siamo fermati all’autogrill per far mangiare un piatto di pasta solo al babbo perchè non ci bastavano i soldi…
scusa se rido Etta: e’ un ricordo doloroso ma mi ha fatto sorridere!
Ti consiglio altra serie fantastica master of none
È questo andaerianda dei tuoi racconti che più condivido, non si tratta di nostalgia, lo spiegava bene Gabriel Garcia Marquez nella sua autobiografia: la vita non è ciò che si è vissuto ma ciò che si ricorda e come lo si ricorda per raccontarlo. Ciao Elastigirl
Che fantastico ricordo di infanzia mi hai regalato! Ho qualche anno meno di te, ma gli strudel appartengono alle mie giornate piovose a casa della nonna. Oltretutto, sono tra i biscotti preferiti di mia madre. In Campania non li vedo da anni, ma mi pare di averli rivisti in qualche off licence di Londra, forse mr I potrebbe provare a dare uno sguardo per regalarti un assaggio di quei viaggi con tuo papà 🙂
Ma perché poi li chiamano strudel, se sono ripieni di fichi? Mistero…
Che nostalgia….ma io ricordo le bandierine di latta degli Stati del mondo come regalo nella confezione. Silvia