“era ora!” ha esclamato quando lei ha bussato alla sua porta dopo l’estate.
“era ora!”. ha ripetuto. la stava rimproverando, chiaramente. “io mi affacciavo al balcone, tre, quattro volte al giorno. per vedere se arrivavate. però no. niente. abbiamo aspettato tanto. troppo”
“ma signor cazzulati, glielo avevo detto anche al telefono che saremmo tornati il tre settembre”
“lo so. ma io controllavo comunque. non si sa mai che arrivavate prima. ma mi ricordo che mi chiamava eritreo, mica signor cazzulati”.
eritreo cazzulati, il vicino del piano di sopra, entrato di prepotenza, insieme alla moglie, nella vita dell’elastifamiglia durante il lockdown, e mai più uscitone, era contento quando ha visto elastigirl. ma anche un po’ arrabbiato.
e poi era inquieto. perché d’estate, nella vita di un eritreo di 89 anni, di cose ne succedono moltissime e non è facile metterle in fila e raccontarle tutte.
“al lago siamo stati da dio”. e questa è una dichiarazione che dà una certa fiducia nel presente e anche nel futuro.
però.
però eritrea cazzulati, avvolta nella sua nebbia intermittente, sembrava avere perso il suo ispido sussiego e la sua verve polemica che sono parte del suo innegabile charme.
però la ragazza che si occupava di loro, con cura e apparente amore, è scomparsa nel nulla, nello spazio di un agosto. ma per fortuna è stata da poco sostituita con altalenante soddisfazione.
però all’età degli eritrei ogni scoglio è uno strapiombo e ogni assenza una voragine.
quindi adesso, piano piano, si trovano i pezzi mancanti, si raccontano storie buffe, si condividono biscotti e si mette il naso dentro per dire buongiorno.
e se si latita 48 ore si viene sgridati tantissimo.
“alura? che fine aveva fatto? non l’ho più sentita e pensavo aveste preso tutti il covid!”
perché, in generale, eritreo tende a pensare positivo.