Nonsolomamma

piccoli posti tranquilli

nella città di A, e probabilmente in molte altre cittadine del new england, i cimiteri sono posti bellissimi, angoli di quiete che infondono serenità e benessere. sarà che affacciano direttamente sulla strada e non sono relegati ai margini della città come luoghi da nascondere, sarà che sono immersi nel bosco, non hanno recinti e si integrano nel paesaggio in modo armonico, un po’ come dovrebbe essere per la vita e la morte.
ieri elastigirl era in bicicletta, una bicicletta gialla prestatale da brenda, l’insostituibile e inseparabile ex vicina di casa, ora amica. aveva mezz’ora di libertà, senza lavoro né figli ed è capitata accanto a un cimitero, dove, qualche giorno prima, una macchina della polizia cercava invano di mimetizzarsi tra le tombe per sorprendere gli automobilisti trasgressivi.
elastigirl ha pensato che, se dentro un cimitero poteva entrarci una macchina della polizia, poteva farlo anche lei con la bicicletta gialla al suo fianco.
ha camminato un po’ tra le lapidi, l’erba, i fiori e le bandiere americane, perché piantare piccole bandiere a stelle e strisce è una pratica comune nei cimiteri qui. ha letto le iscrizioni, i nomi, le date, gli epitaffi. ha anche pianto un po’, lì da sola, con la sua bici gialla, pensando che quello era il posto migliore per lasciarsi andar ai ricordi e allo struggimento. è stato triste ma anche liberatorio. è stato un po’ come mischiare i ricordi e lo struggimento altrui ai suoi. ha fatto anche un gioco stupido, cercando le persone che avevano vissuto più a lungo dei 71 anni di nonno A. ed erano proprio tante, accidenti alla malattia di nonno A.
poi si è ricordata di un particolare. un particolare che l’aveva paralizzata, in quei terribili giorni di fine maggio. poco prima del funerale, aveva visto il coperchio della bara di nonno A, appoggiato un muro. già, quando si ha a che fare con la morte si ha a che fare anche con oggetti estranei, lontani e respingenti, come il coperchio di una bara. e aveva letto, sopra quel coperchio,  il nome e il cognome del suo papà e due date: 8 gennaio 1941 – 25  maggio 2012. un inizio e una fine, un brivido, la consapevolezza di un epilogo senza ritorno. ecco, ieri, quelle due date, in mezzo a tante altre tutte diverse ma tutte uguali, le hanno fatto meno paura, almeno per un po’.

33 pensieri riguardo “piccoli posti tranquilli

  1. Claudia, sicuramente conoscerai la “Spoon River Anthology” di Masters: tanti epitaffi, tanti piccoli monumenti al dolore umano proprio come quelli che tu hai così ben descritto. Per Masters è tutto su un’ideale collina, e forse, più che le due date sulla lapide, conta il percorso di vita inciso sulla pietra e forse nel cuore di chi è rimasto: potrà strappare lacrime, ma finalmente saranno di consolazione e non di distruzione; liberatorie, come dici tu. grazie per questo post.
    amerigo

  2. Claudietta, ma perchè con tanti bei posti non stai alla larga dai cimiteri? Saranno pure meno tetri dei nostri in Italia ma, insomma!!! Io mi sono distrutta il cervello a furia di pensare e gli occhi a furia di piangere ma la mia mamma era morta, sparita a soli sessanta gioiosissimi, spensierati anni per un carcinoma.
    Sono passati cinque anni, il vuoto non si è colmato, la rabbia perchè è capitato a lei e non ad altre è aumentata, la mia frustrazionee perchè non ci sono cure risolutive anche ….. sono pure atea, non credo in fantastiche vite ultraterrene e mi tengo ben lontana dai cimiteri nostrani ed esteri. Porto mamma dentro il cuore e la cerco nei gesti e negli sguardi di mio figlio di sei anni … ogni tanto la trovo! Ti sono tanto vicina davvero in questo dolore straziante. Mariella

  3. Quando sono stata al cimitero qualche mese dopo il funerale di mia mamma (lei aveva 59 anni) – quell’unica volta perché poi ho deciso che non sono ancora pronta a tornarci, a vedere che è “lì dentro”, e per fortuna non abbiamo messo alcuna foto – ho guardato tutte le altre lapidi, però soffermandomi su chi se ne è andato giovane e dedicando una preghiera affettuosa ai suoi cari. in particolare, c’era la foto di una ragazza in abito da sposa, mancata a 33 anni, che mi ha fatto stringere il cuore.
    La morte di una persona cara è sempre un dolore atroce, a
    prescindere dall’età, fossero pure 90 anni…però c’è chi riesce a fare il proprio percorso negli anni, e chi invece viene strappato via davvero troppo presto.
    io penso sempre che, come è successo a te col tuo papà, almeno abbiamo potuto salutarli e accompagnarli negli ultimi giorni, e iniziare a pensare razionalmente a quanto ci sarebbe toccato affrontare “dopo”, e loro hanno potuto vedere i loro figli crescere.
    Scusate il tenore di questo post, ma cara elasti questi pensieri struggono e commuovono…
    Ti abbraccio forte.
    g.

  4. sì, i piccoli cimiteri possono essere posti straordinari dove trovare pace. Sei mai stata in quelli di montagna? ancora intorno alle vecchie chiese, con le tombe semplici con croci di legno o vecchie lapidi piene di nomi. generazioni sempre lì in quel fazzoletto di terra col prato o un po’ di ghiaia. la morte lì è rassicurante. a Cavalese ce n’è uno con semplici pietre posate sul prato verdissimo: senza delimitazioni di tombe. tante piccole cime dolomitiche poste all’interno del parco, solo una siepe le separa da passeggiate e giochi. la continuità, la normalità della vita.

  5. ognuna trova il suo modo e il suo tempo di elaborare il lutto.
    la mia mamma è nel mare che ha inghiottitto le sue ceneri, ma a me manca un posto dove andare a portarle un fiore.
    era un suo desiderio e lo abbiamo rispettato, ma com’è dura!

  6. Cara mamma anche in Inghilterra vi sono cimiteri antichi tra piccoli parchi tranquilli e alberati, con vecchie panchine di legno in cui sedersi e per un momento stare assorti nei propri pensieri e ricordi. Ti rendi conto che tutto continua e scorre e noi siamo parte di tutto.
    Che non dobbiamo distruggere stupidamente.

  7. Cara Elasti,
    ti seguo da tanto ma non ho mai lasciato un segno del mio passaggio.
    Adoto il tuo blog che leggo praticamente quotidianamente e adoro il tuo modo di raccontarti.
    Lo faccio ora perché ci accomuna la sofferenza; ho perso anche io lo scorso 25 dicembre mio papà, all’età di soli 68 anni e dico soli perchè per me era ancora “giovane” e lo era veramente!! un cancro devastante ai polmoni me lo ha portato via in soli 40 giorni e ancora non mi dò pace perchè mi manca tutto di lui.
    E quando leggo i tuoi pensieri rivolti al tuo di papà vorrei essere tanto capace di fare altrettanto perchè tu riesci a lasciare una traccia indelebile di lui e del tuo grande amore per lui e ti ammiro per questo.
    e non so perchè, ma mi aiuti ad affrontare il mio dolore, quindi grazie Elasti, grazie anche per questo.

  8. Il tuo papà è nato l’8 gennaio come me, un bel capricorno testardo e determinato 🙂 Stesso giorno di Elvis Presley e David Bowie, siamo in buona compagnia! Un abbraccio

  9. Pensa che io ho già deciso dove voglio stare e nel caso l ho anche comunicato.. 🙂 E ‘ un posto così come quello che hai descritto che non viene nascosto in un paese che ora e’ diventato piu’ grande ma quando ero piccola ci andavo con mia nonna ed era piccolo e raccolto si trova davanti ad un bel panorama e non mi stupisce quello che hai fatto-leggere le date guardare le foto- perché io l ho sempre fatto pero solo in questi piccoli cimiterini poi mi immaginavo le vite di questi .. Pero cerca di stare serena per quanto possibile..

  10. E’ inutie, ogni tanto c’e’ quel qualcosa che ti attira come una calamita, e guai se non porti fino in fondo questa ricerca della dolorosa inrospezione…

    1. E’ vero e alla fine fa stare un po’ meglio. L’elaborazione del lutto, d’altronde, passa attraverso il vivere il dolore non evitarlo.

  11. evviva i cimiteri, che anche in Italia possono essere posti incantevoli e un po’ magici, e a parte certi minuscoli di campagna che conosciamo solo in tre, mi vengono in mente il Verano a Roma e quello di Genova. Meritano una visita, in un giorno assolato ma non caldo, con il cuore leggero e il silenzio nella testa.

  12. E hai fatto bene a farti questa passeggiata fra le lapidi. Un piccolo momento per te e per il tuo dolore che, poi, s’e’ fatto un briciolo più piccolo. Un abbraccio alla cara Elasti, che in sella alla bici gialla pedala per le vie della città di A. 🙂

  13. la mia nonna è morta il 25 maggio del 1984 e l’anno successivo, sempre il 25 maggio mi hanno diagnosticato il diabete.
    da allora ogni 25 maggio la mia mamma ha un po’ di tristezza ed un po’ di paura. da allora ogni 25 maggio io ” festeggio” il mio complediabete, con la consapevolezza che lui ( il diabete) e la mia nonna non mi lasceranno mai. se vuoi dall’anno prossimo penserò anche a te in questa data che se non ci fosse non sarebbe così male.

  14. Quando ero piccola, piccola tipo 3/4/5/6 anni, andavo spesso con mia nonna al cimitero del suo paese, quando stavo da lei in estate. Il fatto era che lei anni addietro aveva perso una bambina, quella nata prima di mia mamma, a soli nove mesi. La mia nonna era giovane, non aveva neanche 60 all’epoca, ed ancora non aveva superato lo shock terribile di vedere una bambina, la bimba di una madre bambina (l’aveva avuta a soli 21 anni) consumarsi per la febbre senza potere fare niente… Così appena poteva passava lunghi momenti al cimitero, davanti a quella piccola tomba bianca. Io nel frattempo girolavo in quel cimitero. Un posto decisamente privo di pericoli. Così mentre mia nonna lustrava la tomba di famiglia più di casa sua, e disponeva foreste di fiori da taglio nei vasi, io facevo le mie piccole scoperte: tanti bei colorati fiori di plastica… strane bocce di vetro con fiori immersi nell’acqua… fotografie di giovani sorridenti… diversi bambini, tutti insieme in un angolo del camposanto, come a farsi compagnia. Dopo alcuni anni sapevo a memoria la disposizione delle tombe, di famiglia e non, e mi sembrava normale “andare a trovarli”. Da allorai cimiteri non mi fanno parua, ma li considero luoghi di pace e ricordo. Sì, posti tranquilli, dove anche le inquietudini dei vivi possano trovare riposo. Tanti anni dopo, al liceo, mi sono imbattuta ne “i sepolcri” del Foscolo:
    All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
    confortate di pianto è forse il sonno
    della morte men duro?…
    …Sol chi non lascia eredità d’affetti
    poca gioia ha dell’urna.

    c

  15. Anche a me piace passeggiare fra i cimiteri, leggere le lapidi e immaginare la vita di chi li abita. E qualche volta piango per i miei morti o per quelli sconosciuti.
    Ci sono certi cimiteri di campagna in Italia, oppure il bel cimitero monumentale del Verano a Roma, o ancora quelli del nord Europa o quelli americani che hai descritto tu, lungo la strada, e che ho visitato anch’io, che ti riconciliano con la morte: le tombe a terra, le lapidi in pietra, i prati verdi, i grandi spazi fanno sembrare tutto più naturale.
    Mio padre portava sempre me e mio fratello sin da piccolissimi la domenica mattina al cimitero, a trovare i suoi cari: pulivamo le tombe, raccoglievamo e mangiavamo i pinoli caduti dalle pigne degli altissimi pini, ascoltavamo le storie di ogni defunto, li salutavamo nelle foto: non sono credente, né lo era mio padre, a qualcuno saremo sembrati un po’ strani o poco rispettosi perché sembravamo lì a fare una scampagnata, ma ora quelle domeniche mattina al cimitero sono tra i più bei ricordi che ho di mio padre, anche ora che al cimitero vado per pulire la sua tomba.

  16. l’importante non è nè l’inizio, che è un dono, nè la fine, che è una scoperta.
    ma quello che c’è in mezzo. Non avere paura di morire, ma di non vivere abbastanza. hai ancora tutta una vita da vivere, e ne devi ancora vedere delle belle: nuore, nipoti, capelli bianchi, direzioni importanti, sorrisi, sole gnocchi e tanto altro.
    e come direbbero da noi a Cuneo ( e come direbbe nonno A.) : pienz a’ campà 😉

  17. Cara, a volte è davvero necessario cercare il dolore. Solo così potrai attingere ed esaurire la tua riserva di lacrime. E solo così alleviare il tuo cuore e riacquistare un equilibrio emotivo. Ti abbraccio

  18. Mi ricorda il cimitero del paese svizzero di mia suocera, dove sono sepolti i bisnonni dei miei bimbi: paradossalmente è un posto pieno di serenità, con i viali alberati, lo stagno con le ninfee e i pesci…

  19. Non mi piace andare nei cimiteri, quelli dove sono i miei nonni e il mio babbo sono bruttissimi. Mi mette una gran tristezza saperli in un posto così brutto. Spesso mi domando come i parenti possano desiderare per i loro cari tali simulacri di marmo, travertino, casottini di cristallo con foto di loro che sorridono. Quando vedo facce troppo giovani mi prende un grande struggimento e mi viene da piangere per me per loro. Ci torno raramente al cimitero, quasi mai.
    Quando sono tornata a Kenilworth, essendo il cimitero limitrofo ai giardini, ci passavamo tutti i giorni e non faceva paura, piastrelle di marmo bianco 25×25 fra l’erba con inciso il nome, la data d’inizio e quella della fine. Ho cercato quella della mia landlady che mi aveva ospitato nel 1986 e l’ho trovata : Mrs Duffy, era come tutte le altre.

  20. Cara Elasti, mi hai fatta piangere. Anch’io ho perso mio padre e avevo solo 23 anni, adesso ne ho 28, sono sposata e ho appeso al muro una foto di me da piccola piccola in braccio a lui che mi guarda innamorato, e ogni volta che la guardo mi sembra quasi di sentire le sue mani forti e dolci e un senso di protezione che mai più proverò, e spesso piango o mi commuovo.
    La cosa che mi ha fatta scoppiare in lacrime di questo post è che ho riconosciuto l’esperienza, nel mio caso non si trattava del coperchio di una bara ma di un rumore, il rumore orribile di una bara che si chiude e non si aprirà mai più, rumore che mi ha trafitta fin dentro al cuore. E anche che il tuo papà, come il mio partito troppo preso per una maledetta malattia, è morto il 25 maggio, il giorno della mia nascita. Piccole coincidenze che ti fanno piangere di Sabato mattina.

  21. Cacchio elasti, anche mia mamma e’ morta il25 maggio. Del 2000. Non ha compiuto 60 anni. Non ha visto i suoi nipoti. Mi manca terribilmente ancora oggi. Ogni 25 (come un complemese) penserò anche a te e al tuo papà …

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