nonna J è ancora ricoverata. dopo essere scivolata nel baratro del covid, ne è riemersa grazie a una tempra resistente e ai medici dell’ospedale di desenzano, dove è stata portata per mancanza di posti letto più vicino.
è risultata finalmente negativa al tampone e ora è in un ospedale milanese, dove cura la polmonite, lascito del virus, e prova ad affrancarsi dall’ossigeno, che tutt’ora le viene somministrato giorno e notte.
sta meglio e quando risponde al telefono il suo “pronto” è proprio il suo. ha fatto amicizia con una pneumologa con cui fa ragionamenti e previsioni, si è affezionata ai fisioterapisti che le insegnano a respirare e a camminare di nuovo, solidarizza con gli infermieri che in quel reparto fanno una vita frenetica e complessa.
tuttavia dopo, un mese e mezzo in ospedale a contatto soltanto con donne e uomini bardati e irriconoscibili e con compagne di stanza che a volte ce la fanno e a volte no, perché questa è una malattia atroce, è stanca. stanca della solitudine, della fatica, di un tempo dilatato e catramoso. le mancano gli affetti, la sua casa, le sue cose, la connessione internet (“non posso neppure leggere i giornali”) e molto altro.
“ho finito il dentifricio e la crema idratante”. era la vigilia di natale.
“te li porto domani insieme a qualche altro genere di conforto e a un modem portatile”. perché da quando nonna J è a milano, è possibile farle avere dei pacchetti ogni tanto.
“buon natale. prenda l’ascensore in fondo a sinistra. scenda al piano meno uno. poi prenda l’ascensore alla fine del corridoio a destra. salga al più quattro. troverà qualcuno ad aspettarla” hanno detto a elastigirl e al suo sacchetto, all’ingresso.
“lasci il pacco e vada via subito!” ha intimato un infermiere tutto bardato.
però era il giorno di natale ed elastigirl immaginava che la stanza di nonna J dovesse essere proprio lì, a pochi metri. così ci ha provato.
“senta, io il covid l’ho già avuto. posso vedere mia mamma? anche solo due secondi. anche da lontano. è natale…”
da dentro lo scafandro l’infermiere ha sospirato. “non si muova di lì”. si è voltato ed è sparito.
ed è tornato con nonna J, vestita di tutto punto perché lei è così, anche in ospedale. camminava sulle sue gambe, senza stampelle né ossigeno, sorrideva e diceva “sono tutta spettinata”. si sono salutate da lontano, per un momento soltanto.
è stato un regalo bellissimo.
Grande nonna J…..hop,hop,hop
Mi hai fatto piangere!
Ancora qualche giorno…
Grande e mitica nonna J🌷
Tenerezza…, che Dio vi protegga.
Piango leggendoti, non oso immaginare la tua gioia.
Il più bel regalo di Natale 🎄
Augurissimi 🤗
Sono felice per te. Che gioia. La mia, a maggio, non ce l’ha fatta, e non per covid.
Gratitudine per l’infermiere di buona volontà!
esatto, non era dovuto, è stata una gentilezza natalizia tanto bella.
Mi sono commossa. Un abbracio ad entrambe e ancora grazie infinite a tutti gli infermieri
Che bello!
Ha fatto bene a provarci, un’emozione per entrambe che ha regalato calore al vs Natale o sbaglio?
Cara Elasti, mi sono venuti i lucciconi agli occhi leggendo dell’incontro con la tua mamma in ospedale…Continuo a fare il tifo per nonna J e le auguro ogni bene
A me, all’ingresso del reparto di chirurgia, l’hanno accompagnata alla vigilia di Natale, mia madre, per permettermi di vederla. Il regalo più bello di questo Natale un po’ così. Auguri anche a voi due
è cosi Astratto è ciò che ci propinano in questo periodo. Leggerti è una cosa cosi tangibile. Grazie. E un augurio di stringere presto nonna J.
Se può scaldarti l’emozione di chi ti legge, ecco la mia. I tuoi racconti assolutamente personali e privati rimarranno fra le più belle testimonianze di questi mesi angosciosi, una piccola luce potente che fa bene a tutti.
Grazie di cuore , grazie
“…posso vedere la mia mamma…?”… . lacrima. qui.
forza nonna J!
Le tue emozioni diventano le mie … grazie Elasti ! ♥️